Sfera, l’Europe et basta
L’arrivo di Sfera Ebbasta nel rap italiano ha diffuso una aria nuova e salvatrice in una scena che sembrava radicata nel conservatismo. Se il successo di Rockstar conferma la sua posizione di leader del rap italiano, il giovane artista si proietta oltre le frontiere italiane.
Il primo grande successo di PNL – fenomeno del rap francese – era siglato dalla lora ambizione : « Il mondo o niente ». Cosi le loro grande aspirazioni si sono concretizzate senza perdere tempo con la copertina di The Fader o l’invito a Coachella. Per cio, hanno mostrato vedere oltre le sue proprie limite era possibile. E non ci sono dubbi con Sfera Ebbasta a cui è bastato un paio di anni per diventare une figura centrale del rap italiano. Il successo strepitoso di Rockstar, il suo ultimo album – che batte ogni record di streaming in Italia – dimostra che l’Italia è diventata un po piccola per lui. Le presenze di Quavo, Tinie Tempah o del tedesco Miami Yacine sono il segno di una conquista internazionale che sta per iniziare. Ma prima di tutto, Sfera ha una ambizione più precisa : conquistare l’Europa.
Foto : @antoine_sarl
Intervistato da Gianluca Pesapane.
Il tuo arrivo sulla scena rap italiana ha rotto molti dei suoi codici abituali. Prima di iniziare a fare rap, ascoltavi rap italiano ?
Qualcosa… Mi piaceva Marracash, Guè Pequeno, i Club Dogo ; erano i tre più importanti. Io sono del 1992, diciamo che quando io ragazzino, Fabri Fibra era top level. Era in TV, sempre in radio, era comunque popolare. Allo stesso tempo c’erano i Club Dogo e io ero di Ciniselo, che è Milano. A Milano, Club Dog era importante, liconoscevano tutti. Anche se meno popolari, erano i più fighi.
Ti riconescevi nella proposta artistica ?
[Esita] Si, diciamo che era la cosa in cui più mi riconoscevo in Italia.
Possiamo indovinare che le tue principali referenze erano strateniere. Ci puo spiegare quale erano ?
Io ho sempre ascoltato un sacco di rap americano. Mi piace proprio andare a cercare ogni volta i video nuovi, i nomi dei produttori, dei featuring, tutto. Quando ero ragazzino, li conoscevo tutti, non perdevo nulla. Poi a un certo punto, mi sono appassionato del rap francese e tedesco. Ho scoperto Miami Yacine quando sono andato a fare un concerto, non mi ricordo dove era ma in Germani. Non avevo mai ascoltato rap tedesco e sono arrivato a casa e mi hanno fatto ascoltare « Kokaina ». Ho sentito il pezzo… Madonna… Cosi ho iniziato ad ascoltare rap tedesco.
Che ne pensi del rap francese ?
Tutto è partito con Booba. Era già importante in Francia, l’ho scorpeto con « Caramel ». In Francia, era da tempo che era famoso. Poi ho ascoltato i pezzi più vecchi ed ho scoperto gli altri SCH, Lacrim.
« Io mica parlo francese, pero quando ascoltavo Booba, capire che era un Boss »
Secondo te, è state questa apertura musicale che ha fatto di te un rapper cosi speciale nel rap italiano ?
Certo, perche mi rispecchiavo fino a un certo punto. Avevvo la mia idea del rap e del rapper nel suo stile, nei suoi video, nelle sue canzoni, sono sempre stato sempre molto critico. Volevo qualcosa di differente, di più … No lo so, di più al passo con ciò che veniva di fuori. Per me, in maggioranza, ascoltavo il rap di fuori. Ascoltavo rap italiano pure ma mi rendevo conto dell’ abisso che c’era tra il rap Italiano e il rap francese per esempio. La scena francese era qua e noi dovevamo guardare tutti come se fossero dei Dei. Non erano come noi. Mano a mano, la cosa è cambiato. Dopo il featuring con SCH, siamo arrivati a equivalerci.
La tua musica è ha superato le frontiere italiane in un modo molto veloce. E il pubblico straniero non ha aspetto di capirti per apprezzare cio che facevi. Come la vedi ?
Era come quando mi ascoltavo Booba. Io mica parlo francese e pure capivo che lui era un Boss. Non hai bisogno di capire tutto per apprezzare. Valutavo già tante cose : i rapper italiani, per quanto riguarda lo stile, il sound, era un po arretrati. Tutto partiva dall’America, poi arrivava in Francia, poi forse poteva arriva in Italia ma eravamo lo scarto dello scarto dello scarto. Adesso è cambiato. Io penso che una volta che una roba suona bene tanto quanto un pezzo di quelli a portata internazionale alla fine piace. Puoi pure ascoltare un pezzo in cinese, se è fatto bene, ti piace, ti prende.
Inoltre, abbiamo pure visto che alcuni dei tuoi pezzi sono stati sottotitolati in diverse lingue.
Sono stati noi ? Non sapevo che c’erano i sottotitoli … Abbiamo fatto un intervista con Vogue ma …
Pezzi come « Ciny » o « XDVRMX » sono stati sottotitolati in francese, in inglese e pure in arabo.
Fico… La gente cerca di capirmi [ride].
In quale senso è importante, per te, di essere capito ? Sopratutto perche rappresenti dei valori : un’appartenenza ad un quartiere, un hustle, uno stile di vita … Tutto ciò è un po filtrato per gli stranieri.
In realtà, no mi pongo questo tipo di domanda. Oggi ho questa fortuna di fare ciò che amo. Ogni cosa mi risulta divertente, sono sempre in una sorta di presa bene. E fico vivere così. Per questo ieri ho fatto un video dicendo ‘grazie dio per questa vita’ perché è proprio fico poter fare quello che ami, farlo sempre di più. Però, nonostante diventa sempre più impegnativo, diventa talmente importante per te e riguarda la tua crescita e quindi cerci a prendere tutto quello che puoi. E fichissimo.
« Siamo spargendo la voce : ‘In Italia c’è qualcosa di fico' »
Ci puoi parlare di Ciny, Cinisello, la zona di Milano dove sei cresciuto e alla quale hai pure dedicato un pezzo ?
In realtà, con « Ciny », ho voluto fare un pezzo sul quartiere, però come ho sempre detto City potrebbe essere qualsiasi posto, capito… Sia in Italia che all’estero. Certo che ci sono quartieri periferici più importante. Quelli in Brasili, probabilmente non hanno niente da vedere con Ciny ma se prende la Francia o l’Inghilterra, la realtà delle zone popolare, delle zone dove ci sono meno soldi e quindi più problemi… Sono un po le stesse in tutte le città. Ciny è un periferia come potrebbero essere tutte le altre nel bene e nel male, il bello e il brutto, le casi popolari, c’è la gente che roba e la gente che lavora. E un posto come tanti altri ma ti da modo di vedere tutte le due realtà.
E una parte del tuo DNA ?
Certo, ci sono cresciuto, mi ha formato. Ma ho avuto la fortuna di cambiare un sacco di case e ho vissuto in tanti posti e ho avuto modo di vedere tanti situazioni, tanti modalità di pensiero. Non mi sono, fortunatamente, ritrovato ad essere fossilizzato su un posto.
Quando hai iniziato ad girare per l’Europa ?
Dopo la collaborazione con SCH, ha iniziato quel cambiato. In Francia, i rapper, i producer, i brand m’hanno contattato sempre di più. Poi, è arrivato un tour europeo e si è allargato ancora di più perché arrivavo in live in Germania davanti a 200 300 persone fuori dall’Italia. E iniziato spargersi sempre di più la voce, allargando sempre di più il mio raggio di ispirazioni. Siamo spargendo la voce : « In Italia c’è qualcosa di fico ».
Oggi, il tuo lifestyle sembra aver cambiato del tutto : sei diventato una Rockstar, il titolo del tuo album. Secondo te, perche questa nuova generazione di rapper è cosi affascinata dalla figura della rockstar ?
Il termine rockstar, ovviamente, nasce dallo genere rock e dallo stile di vita che avevano determini personaggi nell’ambiente rock. Questo stile di vita si è un po perso perché il rock è diventato sempre più pop, sempre più pop, sempre più pop tanto che le rockstar rock non c’erano più. C’erano quelle del passato, intramontabile, ma le nuove rockstar erano i rapper. Perché il rock veniva da una situazione di disagio e di volontà di dire qualcosa fuori dagli schemi. Come il rap dove la mentalità è la stessa. E quindi il lifestyle dei rapper è diventato uguale al quello dei rockstar. Seconde me, è cambiato il genere, oggi lo chiami rap, trap, hip hop, ma lo stile di vita è quello della rockstar.
Ascoltavi musica rock ?
Mio padre mi ha sempre fatto ascoltare un sacco di rock. Era del 53, si è vissuto in pieno gli 70’s, 80’s, Woodstock etc. Ho avuto tanti influenze perché mi faceva ascoltare Jimi Hendrix, i Rolling Stones, gente che non erano forse così famosi tipo ZZ Top, Franck Zappa. Gente che la nostra generazione non conosce perché se io chiedo a qualcuno « hai già sentito a Frank Zappa ? » quello ti guarda e ti rispondo « ma fra, chi cazzo è ? » E pure vedevo i live, tutta questa gente, quello che combinavano… Ho visto Woodstock a 8 anni e mio padre mi spiegava Jimi Hendrix e il LSD e certo che sono stato influenzato.
Il rap è arrivato dopo ?
Questo paesaggio rock l’ho visto nella mia infanzia. Mia madre mi faceva ascoltare più musica italiana : Mina, Baglioni, Battisti… Una roba che in Italia, è importantissima. Ho avuto queste due parte e io ho scelto il rap, perché mi piaceva ed è stato un evolversi.
« Non basta essere il più grosso nel tuo paese. A me, essere primo in Italia, non mi basta »
Una delle specificità di questo disco è che è uscito con 2 tracklist differenti : una italiana, una internazionale. Sarà che l’Italia è già troppo piccola per te ?
Lo è… E già da Sfera Ebbasta, il mio primo disco, che l’Italia è diventato troppo piccola. Dopo il featuring con SCH, ho iniziato a pensare che tutto era possibile. Per me, era impossibile che un rapper fuori dall’Italia, da cui ero fan, mi venissi a cercare… Mi ricordo pure Tinie Tempah, quando ho condiviso un mio pezzo, quanto ero fan di lui e pensavo nemmeno di poter parlare con lui… E cambiata la cosa, tutto è possibile.
Per dare una dimensione internazionale al tuo progetto, potevamo pure credere che le apparizioni di Quavo o Tinie Tempah sarebbero stati sufficienti. Ma hai voluto la volontà di invitare un artista tedesco (Miami Yacine). Perché è così importante per te di moltiplicare le connessioni in Europe ?
Innanzitutto penso che se l’Europa iniziasse a ragionare e lavorare come l’america e si creassero una sorta di stati uniti d’Europa, personalmente penso che il livello della musica potrebbe essere superiore a quello americano e il business potrebbe essere quanto tanto importante a quello dell’America. Il fatto che ci siano connessioni tra di noi crea una specie di scena europea. In Europa, chiunque ha il mito del rapper americano perché l’influenza dei rapper americani è ancora forte. Però non bisogna non considerare il fatto che magari il fatto saremmo tutti allo stesso livello. Perché al livello di views, di numeri, si potrebbe fare. Non è una antologia.
Ci credi all’emergenza di un scena rap che non sarebbe più nazionale, francese o italiana ; ma proprio europea ?
Ma sta succedendo. Io sono la punta dell’iceberg. Sono sicuro che in Italia ci saranno altri 50 rapper che stanno provando a connettersi con rapper di fuori. Perché quando tu lo fai, tutti vogliono fare. Perché quando tutti hanno una sola cosa, e che tu arrivi con due, allora ognuno vuole averne due, tre. E così che si crea quella cazzo di fame, di energia. Adesso è fattibile connettersi e fare pezzi insieme per creare varie realtà.
Pensi che gli artisti vanno nella stesse direzione ?
Per farmi capire, quasi tutte le persone che becco, fuori dall’Italia mi dicono che il rap italiano sta andando forte, sta crescendo. E ovvio che per ora, i miei fan europei sono inferiori che in Italia però noto che sono sempre di più. Di conseguenza immagino che un Miami Yacine, un ragazzo della mia età, che immagino anche lui vuole diventare il più grosso, è ovvio che immagino agisca come me. Un SCH, immagino che agisca come me. L’obiettivo comune di tutti è diventare più grossi. Non basta essere il più grosso nel tuo paese. A me, essere primo in Italia, non mi basta. Sarebbe a dire, dopo l’Italia basta ? Avrei mangiato la mia fetta di torta e basta ? No, io voglio continuare a mangiare. E puoi quando ti basta mai, allora cerci di mangiare tutta la torta e ne vuoi una seconde. Più ti puoi espandere più lo farai. Vale per me e per tutti.
Per anni l’America è stato un obiettivo surreale, sarà che non lo è più ?
Sicuramente, l’America è l’America. E come dire, l’America è una Ferrari ma anche l’Europe può essere una Lamborghini. Una può essere competitiva con l’altra. Ma se invece l’America è una Ferrari e l’Europa una Volkswagen, non è la stessa gara. Ormai, puoi pure volere l’America, ma vogliamo guardarli in faccia. Come me prima con gli altri rapper europei. Spero che arriverà un momento dove saremmo tutti allo stesso tavolo : rapper americani, europei, asiatici, latini.